Quando ci rechiamo dal medico esprimiamo i nostri problemi e lui a sua volta ci rivolge domande generali sul nostro stile di vita, sulle malattie precedenti, sulle nostre varie abitudini. Poi osserva la parte del corpo di cui lamentiamo il cattivo funzionamento infine formula la sua diagnosi stilando una lunga lista di farmaci e terapie. Noi tutti siamo convinti che tale pratica, appena descritta sia soddisfacente in quanto, in molti casi, i nostri dolori scompaiono entro un periodo più o meno breve. Salvo però a ripresentarsi dopo qualche tempo, spesso più acuti di prima. Molte cure, molti farmaci che ci vengono attualmente prescritti si dimostrano insufficienti perché spesso curano i sintomi. Possiamo sentirci meglio, per un periodo limitato, ma non riusciamo quasi mai a guarire.
A questo tipo di approccio, in grado di fornire risposte parziali e solo a volte realmente adeguate alle nostre esigenze, si contrappone un tipo di concezione della medicina assai più ampia che si riassume nel concetto di medicina olistica.
Una medicina che valuta l’individuo nella sua globalità.
L’approccio olistico si basa su un rapporto umano, interpersonale, tra medico e paziente, per cui quest’ultimo viene preso in considerazione non in quanto una sua parte è malata, ma valutando la persona nella sua totalità.
Presupposto fondamentale della medicina olistica è che se una parte del nostro corpo si ammala, le cause della sua sofferenza non sono mai circoscrivibili; quel dolore è sempre il sintomo di un malessere diffuso che investe il nostro essere integralmente.
Spesso, infatti, il problema non è affatto dove sembra essere, in quanto un male può manifestarsi lontano dalla sua sede effettiva.
Nella medicina olistica si crede che l’essere umano sia formato da parti differenti (cellule, tessuti, organi, eccetera) tutte intimamente reciprocamente correlate da un punto di vista funzionale e senza dubbio da un punto di vista energetico.
Quest’energia che compare al momento del concepimento e abbandona l’individuo dopo la morte viene definita energia vitale.
L’equilibrio dell’energia vitale del sistema corrisponde allo stato di salute, il disequilibrio allo stato di malattia.
La kinesiologia si basa sul fatto che il corpo interrogato risponde mediante i muscoli scheletrici come indicatori del linguaggio del corpo.
Il test muscolare è alla base di questo linguaggio.
Il corpo risponde con un linguaggio di tipo binario per cui la forza o la debolezza del muscolo in esame è il si/no, sano/malato, vero/falso, giusto/sbagliato.
Come funziona un test kinesiologico?
Per fare un test kinesiologico il terapeuta deve per prima cosa scegliere un muscolo ed isolarlo perfettamente nel test dagli altri muscoli e successivamente esercitare su di esso una leggera pressione mentre il paziente cerca di resistere alla pressione esercitata dall’operatore.
La manovra dura pochi attimi e discrimina immediatamente se il muscolo risulta forte, resistendo durante il test, o debole e quindi cede durante l’atto diagnostico.
La cosa sorprendente è che chiedendo al paziente di porre due dita su un punto del corpo, dove esista un problema anche non evidenziato clinicamente, qualunque muscolo forte precedentemente testato diviene immediatamente debole.
I test evidenziano problemi disfunzionali e/o infiammatori ma non funzionano in caso di tumori.
È chiaro che la possibilità di eseguire il test kinesiologico ci permette in maniera indolore, semplice, e rapida di poter valutare alterazioni disfunzionali presenti in molti distretti del corpo senza invasività nei confronti del paziente di tipo radiologico o strumentale.
Laddove spesso le indagini strumentali non rilevano niente, i test kinesiologici ci permettono di eseguire una diagnosi di sede del problema. Parafrasando si potrebbe dire che con i test kinesiologici possiamo fare un Total body scanner di problemi disfunzionali e/o infiammatori.
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